mercoledì 9 gennaio 2013

Socrate non scrive nulla: è convinto, infatti, che la ricerca della verità si possa stimolare solamente attraverso il dialogo vivo, non con qualcosa di cristallizzato come la parola scritta. La verità assoluta non è accessibile all'uomo. Socrate condivide l'umanesimo, ossia l'idea che la cultura debba essere centrata sull'uomo. Ritiene di avere una sorta di superiorità: egli sa di non sapere e, quindi, non ha nulla da insegnare.





Il dialogo come metodo di ricerca.
La consapevolezza di non sapere mette in moto la ricerca senza la quale l'uomo non sarebbe uomo e la sua vita non sarebbe degna di essere vissuta. Socrate crede nel dialogo: filosofare è ricercare, e ricercare è dialogare non solo con se stessi, ma anche con gli altri al fine, in questo secondo caso, di liberarli dalla presunzione del sapere, dalle certezze e dai pregiudizi.
Socrate fa il ''provocatore'' e fa domande all'interlocutore in modo che questo arrivi a prendere consapevolezza della sua ignoranza: è la fase negativa del dialogo perchè è funzionale alla ricerca della verità.
Ironia (dal greco eironeìa, <<simulazione>>, <<finzione>>)
Socrate assume l'atteggiamento in cui finge di non sapere e investe l'interlocutore di domanda, per condurlo progressivamente a riconoscere la sua ignoranza.
Maieutica (da maieutikè tèchne, <<arte di far partorire)
Si tratta della seconda fase della tecnica usata da Socrate: una volta che l'interlocutore, in seguito all'ironia, prende consapevolezza di non sapere, si trova nelle condizioni di dire la verità, una verità che è già dentro di lui. Il compito di Socrate è solo quello di aiutarlo.

La verità va ricercata riflettendo, ragionando e dialogando: occorre entrare in se stessi (conosci te stesso). Solo così si scopre l'essenza dell'uomo: la ragione, a cui deve essere sottoposto ogni nostro comportamento.


La virtù è sapere e porta alla felicità.
Alla luce della ragione, secondo Socrate, è possibile distinguere ciò che l'uomo ha da ciò che è: ricchezza, successo, carriera e fama appartengono alla sfera dell'<<avere>>, e questo vale anche per la bellezza del corpo, mentre quello che davvero conta è la bellezza interiore, la bellezza cioè dell'anima.
Il sapere porta l'uomo alla felicità. La ragione porta alla felicità, mentre il male conduce inevitabilmente all'infelicità. Secondo Socrate, nessuno uomo sceglie il male volontariamente: non è pensabile, infatti, che un uomo, contro la sua natura, aspiri all'infelicità. Chi agisce male, lo fa solo perchè scambia il male per bene, cioè lo fa per ignoranza: ciascuno sceglie ciò che ritiene sia bene.


"Nessun uomo sceglie il male perchè è il male; lo scambia solo per la felicità, per il bene che cerca."














La missione del filosofo e la condanna a morte.
Socrate sa di non sapere, non conosce la verità e quindi non conosce il vero bene, per essendo alla sua ricerca. Cosa guida Socrate nel percorso della virtù se egli stesso ammette di non sapere ancora cosa sia il vero bene?
Socrate affermava di essere guidato da un demone, una sorta di angelo custode, da una voce divina che lo tratteneva dal compiere certe azioni (quelle ingiuste). Di fronte all'impossibilità di agire in mancanza della conoscenza del vero bene, l'uomo deve dunque affidarsi alla voce della coscienza, la quale è tanto più conforme alla verità quanto è più lontana dagli istinti e dalle passioni, i quali ottenebrano la mente allontanandola dalla verità.